Uno
spettro torna ad aggirarsi per l'Europa.
Dopo interminabili anni di una pace sociale fatta di
sfruttamento, alienazione, miseria e sofferenza, la rabbia degli oppressi
ritorna finalmente nelle strade per notificare la condanna a morte di
un'organizzazione sociale inconciliabile con la specie umana e il pianeta.
il 20 e 21 luglio, a Genova, la contestazione al G8 è presto approdata,
per decine di migliaia di manifestanti, a una critica pratica del
capitalismo e dello Stato. Lo dimostrano i duri e generalizzati scontri
con le forze dell'ordine, la devastazione e l'incendio di moltissime
banche e di alcuni commissariati, l'attacco al carcere di Marassi, i
saccheggi dei supermercati, spontanee esplosioni di una conflittualità
sociale mai sopita.
La determinazione con cui gli insorti di Genova hanno affrontato le
forze di polizia, travalicando gli angusti limiti della disobbedienza
civile e della protesta democratica, smaschera nei fatti l'illusione
concertativa, con cui i racket politici avevano cercato di disinnescare
ogni radicalità e autonomia possibile. Ridicolo e schifoso appare far passare quello
che è stato un momento di resistenza di massa per una degenerazione
provocata da pochi "professionisti" del disordine, arrivati da
chissà dove e infiltrati o addirittura manovrati dalla polizia. La
sommossa di Genova ha ridicolizzato le manovre politiche di tutti coloro
che hanno provato a strumentalizzarla; per questo motivo costoro fanno a
gara con le guardie nel calunniarla e nel chiamare alla repressione.
Come sempre, di fronte al radicalizzarsi dello scontro all'incrinarsi
del consenso, la classe dominante e il suo Stato reagiscono nell'unico
modo possibili: con la violenza. L'omicidio di Carlo Giuliani, i massacri
e le torture perpetrate a Genova sono l'ennesima dimostrazione di quanto
valga la pena reclamare diritti e le garanzie democratiche di cui lo Stato
si sbarazza tranquillamente non appena non bastano più a garantire
l'ordine e a mascherare lo sfruttamento di classe. Il gioco si fa duro...
Le illusioni democratiche, garantiste e riformiste crollano miseramente.
Gli insorti della volontà di vivere non le rimpiangono.
La
società capitalista non sa produrre altro che miseria, isolamento,
disastri ecologici, epidemie, guerre, fame, sofferenza.
Ma
un mondo nuovo prende forma, sulle macerie dell'economia.
Avanti
compagni!
Il
momento storico è grave; la guerra sociale scalpita e il nemico di classe
incalza. Fuggiamo le trappole della gerarchia, della burocratizzazione e
specializzazione dei ruoli, ma senza abbandonarci all'inconcludenza di un
ribellismo privo di strategia. Che la prospettiva rivoluzionaria sappia
superare la gabbia delle scadenze spettacolari imposte dal potere, per
imporre ovunque, nel quotidiano, là dove la reificazione soffoca la vita
e la conflittualità diffusa abbisogna più che mai di intraprendere
percorsi di organizzazione autonoma e di riappropriazione della coscienza
storica negata, una guerra senza quartiere alla separazione e
all'autorità. La comunità umana urge.
Per
l'abolizione delle classi e dello Stato.
Per
il comunismo libertario.
viva
la rivoluzione sociale!
Comitato
rivoluzionario di salute pubblica
Nessun commento:
Posta un commento