di Fabrizio Bernardi (2011)
[Il testo che segue, pur essendo in gran parte frutto di un'elaborazione individuale, deve non poco alla discussione in corso, in seno all'aggregazione informale denominata "Il lato cattivo".]
«La rivoluzione non è un problema di organizzazione»
(Jean Barrot, Capitalismo e comunismo)
1. Il rifiuto della pratica sindacale è, senza alcun dubbio, un passaggio imprescindibile per qualsivoglia critica teorico-pratica dell'esistente che si pretenda “radicale”. Tuttavia, se non si articola un'analisi dei meccanismi che sono alla base dell'integrazione della forma-sindacato all'interno dello Stato e della dinamica capitalistica, la critica rischia di svilirsi in mera presa di posizione ideologica.
L'analisi cui alludiamo, fu abbozzata per la prima volta, negli anni '20 e '30 del secolo scorso, dalle sinistre comuniste fuoriuscite o espulse dalla Terza Internazionale (o quanto meno da una parte di esse); a dimostrazione del fatto che non si tratta per niente di un fenomeno nuovo. Al contrario, gli esordi di quello che si presenta come un lento processo involutivo, spalmato sull'arco di alcuni decenni, e di cui la burocratizzazione rappresenta soltanto uno dei sintomi, si possono far risalire, in alcune aree capitalistiche avanzate, addirittura alla fine del XIX secolo, allorché si ebbe una prima parziale legalizzazione delle organizzazioni sindacali. Il fatto che, nel 1914, la quasi totalità dei sindacati appoggiasse senza remore lo sforzo bellico dei rispettivi Stati nazionali, impegnati nella carneficina della Prima guerra mondiale, la dice lunga sullo stadio avanzatissimo già raggiunto, a quell'epoca, dal processo di integrazione.
Il punto che ci preme sottolineare, tuttavia, è che quest'ultimo fu il frutto non tanto di un presunto “tradimento” delle dirigenze riformiste; quanto, piuttosto, di un'evoluzione – implicita nella natura stessa della forma-sindacato – determinata dallo sviluppo capitalistico (passaggio dal dominio formale al dominio reale del capitale sul lavoro e sulla società)...
[Qui si possono leggere alcune critiche al testo e le relative risposte]
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